VENTISETTE ANNI DI VITA E TRADIZIONI ATTORNO AL RISO: il saluto di benvenuto di Flavio Rigon

Gentili lettrici e lettori,

da venerdì 13 a martedì 17 settembre si tiene la ventisettesima edizione della tradizionale, famosa Festa del Riso, ovvero uno degli appuntamenti popolari più importanti ed emblematici della Regione, capace di attirare migliaia di persone a Grumolo delle Abbadesse, dove dal XVI secolo si coltiva proprio il riso. E che riso!
Furono le monache benedettine del monastero vicentino di San Pietro a impiantare le prime risaie a Grumolo e nei villaggi limitrofi, là dove si estendeva il loro feudo, e  la loro intuizione si è via via consolidata, tanto che il riso lo si è coltivato ininterrottamente fino ai nostri giorni, diventando il vanto della risicoltura delle zone venete, giacché il riso di Grumolo è stato premiato più volte come miglior riso d’Italia in senso assoluto, e alla varietà Vialone Nano è stato conferito nientemeno  da Slow Food la qualifica di unico presidio nazionale. Ma l’altra varietà di riso coltivata a Grumolo, cioè il superfino Carnaroli, dai chicchi più grossi, non sfigura di certo in quanto a qualità e resa.
Grumolo delle Abbadesse è dunque sinonimo di riso di pregio eccellente, ricercato dai gastronomi soprattutto per la preparazione di risotti, e servito sulle tavole delle trattorie e dei ristoranti più celebrati ed esigenti, anche fuori d’Italia.

Ma la Festa che la comunità grumolese dedica ogni anno al suo bianco cereale è anche un tributo alla sapienza e al lavoro tenace dei risicoltori del luogo, che perpetuano una tradizione centenaria, arricchendola sempre più di valore e novità imprenditoriali. Alla stregua dell’impegno profuso dalla medesima comunità nell’organizzare e promuovere proprio la Festa, rendendola così all’altezza delle aspettative sia per quanto concerne l’aspetto gastronomico sia per ciò che riguarda le manifestazioni di contorno, incentrate sulla musica e il ballo (la piattaforma, coperta, è vastissima e collocata in un posto ottimale), sui chioschi dei risicoltori locali e degli agricoltori coi loro prodotti genuini, in vendita, sulla pesca di beneficenza (veramente grande), sul mercatino equo e solidale, sulle iniziative culturali e folcloristiche e sul luna park. Insomma, non manca niente a Grumolo, nelle serate della festa.
Come non manca (ma non può mancare!) il famoso e prelibato risotto dea badessa, preparato da uno stuolo di cuoche e cuochi volontari, in grado sia di tener bada rapidamente alle migliaia di buongustai che prendono d’assedio lo stand gastronomico, sia di serbare il segreto degli ingredienti che lo rendono unico, inimitabile. Come volontari sono le decine e decine di camerieri, giovanissimi e anziani, anche ultrasettantenni, spinti tutti dal desiderio di rendersi utili al prossimo, spendendo a volte notevoli energie, ma ottenendo quelle gratificazioni interiori che il danaro non potrà mai dare in cambio.
Alla Festa del Riso si viene per degustare il risotto dea badessa, è naturale, ma anche tante altre pietanze, e si viene per divertirsi al suono di orchestre-spettacolo di fama, per respirare aria salubre e pregna di storia millenaria, di tradizioni e di numerosi gioielli artistici e architettonici sparsi nel capoluogo e nelle località di Sarmego e Vancimuglio: si pensi, per esempio, a Villa Da Porto-Rigo, disegnata da Palladio e diventata patrimonio dell’umanità.
Vi aspettiamo a Grumolo per festeggiare con noi il nostro fiore all’occhiello, che ha sempre soddisfatto tutti i palati.

Il Comitato Festa del Riso

Flavio Rigon

Presidente