E’ un grande piacere poter scrivere un primo saluto alla comunità nelle pagine del libretto della “Festa del Riso”, la grande manifestazione di Settembre che illumina la piazza di Grumolo e sigilla la fine dell’estate con un momento di festa, così grande e così sentito.
Venendo da fuori, ho iniziato a comprendere come l’avvenimento venga preparato con grande attenzione e passione, convogliando e motivando progressivamente tutte le energie disponibili, a partire da coloro che – da una vita – hanno la passione di presentare il prodotto principe, “il riso” con la famosa ricetta della “Badessa”, all’area giovani in continuo sviluppo e a tutte le iniziative di carità e solidarietà che girano attorno alla festa.
La festa e il banchetto sono un’immagine potente, che porta molto lontano e per questo è stata utilizzata da Gesù per descrivere addirittura il pieno compimento della creatura umana nel suo riposo con Dio, nell’eternità della gioia divina. L’evangelista Luca ci descrive – quasi con euforia – la condizione futura: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.” Il Padre creatore, il padrone, diventa servo e si mette a servire a tavola, in quella divina situazione dove, scomparso il male e il peccato, la creatura – cioè noi, gli uomini – vive la fraternità col suo Creatore, partecipando della sua eterna santità.
E’ bello e tanto significativo, dunque, che nei sagrati delle parrocchie siano nate le sagre, le feste, dove la catechesi della prossimità diventa molto efficace, e ci si aiuta l’un l’altro al servire, trepidando che non venga a mancare il bel tempo. Si estende e si condivide con tutti il messaggio di Cristo sul vero potere, quello del servizio, che diventa messaggio eloquente e forza di comunione.
Fra l’altro in questi mesi si è molto cantato in Chiesa un bel canto nuovo, dal titolo “Servire è regnare”: lo voglio ricordare perché ciò che si canta e si prega non solo può, ma deve diventare poi scelta di vita e perché nella comunità si avverta quel tentativo di dare – anche attraverso le feste – compiuta armonia a tutti gli elementi della vita comunitaria. La festa non dovrebbe essere un momento isolato, per quanto grande e bello, bensì il frutto di uno sviluppo integrale che diventi organicamente proposta di percorso spiritualmente e socialmente formativo per tutti. Chi arriva alla Festa del riso di Grumolo dovrebbe poter avvertire l’aroma di un progetto spirituale sotto il profumo del “risotto della Badessa”! Anche le suore che fondarono “Grumolo”, penso, condividerebbero. Non c’è nessuna iniziativa che serva davvero, se non va a toccare in qualche modo il cuore, e gli faccia intravedere il tesoro che non si degrada.
L’emozione dell’attimo, di un bel piatto di riso ben servito, può e deve suscitare un piacere “eterno”. Si sta forse pensando troppo in grande? Al contrario: è aiutando a mettere a fuoco le piccole cose, a partire dai piccoli servizi, che poi si produce una generazione che sa servire anche in grande. E quindi bravi a coloro che stanno precisando i particolari, che danno le piccole indicazioni per ogni singolo elemento della festa. Uno resta colpito dal “gusto del riso”, l’altro dal “sor – riso” con cui viene servito il riso, l’altro ancora dal gruppetto che, mentre fa le semplici ma necessarie pulizie, non è “ de – riso”. Questa è parrocchia, popolo di Dio. Sotto l’umiltà del servizio si nasconde l’albero della vita, ancora più bello di quello dell’Expo, perché fa fiorire l’umanità.
Vediamoci tutti alla Festa!
Il vostro parroco, don Giuseppe